Facebook: il preoccupante progetto che tenta di spiare gli utenti attraverso webcam e smartphone

E’ emerso un nuovo studio secondo il quale, l’applicazione social network più famosa di sempre Facebook, utilizzata da milioni di utenti, potrebbe spiare i suoi iscritti attraverso webcam e le fotocamere frontali degli smartphone per fini commerciali.

Il motivo alla base di questo possibile studio sarebbe quello di analizzare gli stati d’animo degli utenti, al fine di poter piazzare i contenuti pubblicitari più idonei e mirati. Ma come funziona tutto ciò? Sembra che tale violazione assoluta della privacy occorra a Facebook per comprendere quali spot pubblicitari inviare a un dato utente, in conseguenza alle sue reazioni visive di quel dato momento.

Un algoritmo sarebbe stato pensato appositamente per gestire la possibilità di pubblicare determinati tipi di prodotti in base all’indice di gradimento riscosso dagli utenti. La piattaforma Facebook ha già depositato una serie di brevetti in favore di studi analoghi, ma questo risulta essere fra tutti il più invasivo e inquietante.

A confermare le intenzioni di Facebook è stata l’agenzia  intelligence di New York CB Insights. Il progetto sarebbe così impostato: catturare le immagini dei propri utenti senza alcun permesso per poterlo fare, senza consensi e senza autorizzazioni. Il brevetto per assumere il controllo della fotocamera frontale degli smartphone è stato depositato già nel 2015, senza che sia stata ancora introdotta una vera e propria tecnologia per sfruttarlo.

Molti altri brevetti depositati da Facebook sembrano minare la privacy di milioni di persone, ad esempio una piattaforma di messaggistica in grado di rilevare l’umore di un utente misurando quanta pressione e velocità  impiega nello scrivere.

A che cosa servirebbe dunque utilizzare la privacy di Facebook attraverso le impostazioni, quando la stessa piattaforma è in grado di rendere nulli i voleri dei suoi utenti? Il brevetto rappresenta un titolo giuridico, una vera e propria invenzione, dal quale il titolare riceve un diritto esclusivo attraverso il deposito.

Restando in tema brevetti però, l’invenzione che viene depositata  è intesa come una soluzione nuova ed originale ad un certo problema tecnico, che nel caso di Facebook non sembra essere stata rispettata.

Che cosa risponderà Mark Zuckerberg agli utenti che hanno già iniziato a storcere il naso? E quanto siamo ormai dipendenti dalla piattaforma che potrebbe violare ogni più intima privacy di rispetto?