GUEST POST Microchip sottocutaneo: il futuro Hi-Tech dei cyborg potrebbe essere possibile

Quando parliamo di microchip sotto cutaneo ad impianto umano tendiamo sempre a porci due tipologie di domande: si tratta di verità, possibile grazie all’avanzamento tecnologico in corso con i tempi, oppure dell’ennesima bufala? Innanzitutto, per comprendere a pieno la veridicità espressa in merito bisogna partire dall’inizio, a ritroso di qualche anno, analizzando le reali caratteristiche tecniche, ancor prima del suo presunto scopo o impiego.

Il microchip sotto cutaneo pensato per l’uso umano è un dispositivo che esiste veramente, basato sull’identificazione a radiofrequenza, a circuiti integrati o transponder RFID che vengono incapsulati in un involucro di vetro. Il microchip viene impiantato sotto la pelle e contiene essenzialmente un numero identificativo del soggetto, collegato alle informazioni in memoria su di un database esterno, ad esempio: dati personali e anagrafici, dati sanitari e anamnestici, cure mediche effettuate o in corso, catalogazione delle allergie, ecc.

Le sue reali motivazioni di impiego sono da sempre soggette alle teorie di complotto governativo e alle altrettante leggende in circolazione. La prima realizzazione di un microchip sotto cutaneo ad impianto umano è stata realizzata nel 1998 da uno scienziato britannico, Kevin Warwick, programmato per l’accensione di luci, l’apertura e la chiusura delle porte, la generazione di messaggi vocali in un dato edificio. In seguito, durante l’evoluzione degli esperimenti, alcuni soggetti si sono volontariamente fatti impiantare un RFID sotto la cute della mano. Uno dei volontari porta il nome di Amal Graafstra, autore del manoscritto “RFID Toys”. Un chirurgo plastico si è servito di uno scalpello per posizionare l’innesto nella struttura ossea della mano sinistra, mentre il medico di base ha successivamente introdotto il microchip tramite iniezione, servendosi di un Kit Avid, utilizzato dalle strutture veterinarie. Amal si serve dell’innesto per aprire e richiudere la porte della sua abitazione, della sua auto, per effettuare il login al suo computer, per azionare o spegnere le luci.

Il futuro ci riserverà dunque una società di cyborg? A distanza di anni in cui sono state tentate alcune commercializzazioni di microchip, in seguito ritirare, si è svolto un anno fa a Milano una lezione della Singularity University sugli impianti e biohacking. A seguito dalla lezione, un gruppo di volontari ha scelto di farsi installare sotto la pelle della mano un microchip, alla modica cifra di 60 euro. Il microchip in questione ha le dimensioni di chicco di riso, circa 10-12 mm, un NFC, cioè un sistema a radiofrequenza che scambia dati con l’esterno. A compiere l’operazione è stato un noto esperto di tatuaggi e piercing, in possesso di una particolare specializzazione.

Che cos’è effettivamente un NFC? I microchip a radiofrequenza si trovano alla base del funzionamento di una quantità impressionante di oggetti e servizi: passaporti, telepass, sistemi anti taccheggio, la tecnologia dei rifiuti, l’identificazione degli animali, ecc. Il kit fornito dalla Dangerous Things comprende un microchip programmabile a 125 Khz, in grado di  interagire con tutti i lettori esistenti in commercio. Esiste anche una variante, un’applicazione mobile per nominare il microchip, aggiornare il suo software, aumentarne il raggio di azione, ecc.

L’innesto del microchip sotto cutaneo ad impianto umano appare dunque già una realtà ridotta che in futuro potrebbe persino diventare un’operazione di routine per tutti.