È da poco arrivata negli App Store la nuova applicazione che sembra avere la chiave per il successo fra i giovanissimi. Monkey è la nuova applicazione di videochat che mette in contatto utenti del Web in modo casuale, al fine di far nascere amicizie virtuali che potrebbero – perché no – concretizzarsi in veri e propri rapporti reali.
Lanciata da Ben Pasternak e Isaiah Turner, due ragazzi di 17 e 18 anni, è una delle prime app per giovani fatta dai giovani. Monkey, che con 215.000 download in 5 settimane è da subito entrata nella top 25 delle app più scaricate sull’App Store, sta raccogliendo molti consensi tra i teenager di tutto il mondo. Complice della sua diffusione è la connessione a Snapchat, l’applicazione degli adolescenti per antonomasia.
Ok, ma cosa fa questa app Monkey?
Secondo quanto raccontano gli sviluppatori, lo scopo di Monkey è quello di trovare degli “amici di internet”, amici volutamente non reali: «Snapchat è per i tuoi amici veri, mentre Monkey è per i tuoi amici di Internet», spiega Pasternak.
Una volta iscritti, si viene catapultati nel mondo delle videochat: in pochi secondi è possibile collegarsi con una persona di cui si conosce solo l’età e la località in cui si trova. Dal momento in cui l’interlocutore appare sullo schermo, si hanno solo 10 secondi di tempo per decidere se portare avanti la conversazione e conoscersi meglio (volendo, effettuando il passaggio a Snapchat), oppure skippare a quello successivo.
Come già evidenziato da molti, la nuova applicazione per smartphone si presenta come una sorta di alternativa a Chatroulette: gli utenti iscritti hanno la possibilità di effettuare videochat con altri utenti iscritti alla piattaforma, le informazioni mostrate sono minime e se si vuole continuare la conversazione basta diventare amici. Per poter continuare la conversazione, è necessario che entrambi i partecipati aggiungano più tempo; diversamente, la chat si interromperà dopo i 10 secondi.
Veniamo ora al tasto bollente di questa app. Come potete facilmente immaginare, il rischio dell’applicazione è che i video scambiati tra gli utenti contengano materiale sessualmente esplicito, trasformando Monkey in un servizio non adatto agli under 18. Un pericolo di non poco conto visto e considerato che, secondo Pasternak, l’età media degli utenti di Monkey è di 17 anni.
A questo proposito, i due sviluppatori assicurano che all’interno di Monkey non accadrà niente del genere, tant’è che sono già al lavoro per l’implementazione di un sistema che consentirà all’utente di decidere che tipo di interlocutori vuole “video-incontrare”. Quella di Monkey, ha precisato Pasternak, è «una comunità estremamente pulita», e per continuare in questa direzione ha deciso di aprire insieme al suo socio un profilo Snapchat al quale gli utenti potranno scrivere per riportare problemi e segnalare usi scorretti dell’app.
Voi che ne pensate? La proverete?